Architect / Silvia Giacobazzi

Ex Caserma Fanti

Architettura Residenziale

La vita all'interno del complesso scolastico era scandita da un rigido regolamento e da una forte disciplina; oltre allo studio delle materie scientifiche legate all'architettura / ingegneria e alle tecniche del costruire, il corpo docenti si impegnava nel dare una formazione che toccasse tutti gli aspetti del vivere quotidiano: attività fisica la mattina con ginnastica nella grande corte centrale (corsa intorno all'albero posto all’intersezione delle diagonali), attività di scherma nel pomeriggio e lezioni di ballo. Testimonianza di ciò sono gli ampi saloni dei piani primo e secondo che con i loro pavimenti in assito di legno ben si prestavano alle suddette attività. Il compito di tale istituzione era quello di formare figure professionali legate al mondo dell'ingegneria e dell'architettura strettamente connesse alla Corte Estense. Il nuovo convitto, realizzato su disegno dell'ingegnere Sigismondo Ferrari e del professore Santo Cavani, coadiuvati dal capitano Pelloni, si articola su di una semplice planimetria ad U che richiama fortemente gli edifici militari asburgici; l'aspetto è volutamente austero, grazie all'utilizzo di un classicismo acritico ed impersonale che si manifesta nelle sobrie e geometriche decorazioni in pietra delle finestre al piano nobile, abbellite da lisce volute che sostengono un architrave privo di decorazione, e dal cornicione mosso da mensole a dente. Unico elemento che caratterizza il complesso, e ne muove la facciata, è il timpano all'antica posto al di sopra della fascia centrale, leggermente in aggetto, decorato da due figure femminili rappresentanti l'Architettura e la Matematica, allusive rispettivamente al Corpo dei Pionieri e all'Istituto dei Cadetti Matematici che vi trovavano alloggio. Le due figure affiancano un oculo che, originariamente, ospitava un orologio ora purtroppo scomparso. L'istituto, considerato il primo Politecnico d'Italia, a cui seguì quello del Regno Sabaudo di Torino, venne chiuso a seguito dell'ingresso di Modena nel neonato Stato Italiano e la sua originaria destinazione venne totalmente abbandonata a favore di una più funzionale vocazione militare. Venne così inaugurata, nella seconda metà dell'800, una nuova Caserma cittadina dedicata ad un grande protagonista del Risorgimento, Manfredo Fanti.

Il progetto di restauro muove dall’esigenza di far riaffiorare, sopprimendo superfetazioni ed elementi incongrui, le linee chiave dell’antica Scuola originaria, pur consentendo una lettura della conservazione dei tratti seicenteschi collegati all’antico mulino dell’Assongia o dell’ampliamento tardo ottocentesco delle scuderie a sud, a ridosso del Parco delle Rimembranze. Questi sono gli unici elementi che “rompono” il rigoroso classicismo dell’impianto distributivo della Scuola, con i suoi lunghi corridoi che consentivano l’accesso ai vari ambienti del complesso. Il progetto, attraverso l’impiego rigoroso dei colori originari seicenteschi o ottocenteschi e la lettura degli elementi salienti mediante un’attenta “architettura della luce”, guida il visitatore ad orientarsi nel tempo e nello spazio, raggiungendo i 4 elementi di collegamento verticale, posti nelle intersezioni dei blocchi di fabbrica. La luce artificiale sostituisce quella naturale, scandendo l’”infinta” lunghezza dei corridoi, “trasformandoli” in porticati pilastrati ritmati da luci e ombre, facendo intravvedere in profondità ampie risoluzioni spaziali.
Il progetto illuminotecnico, dialogando con le cromie delle superfici architettoniche, racchiude la consapevolezza dell’importanza delle zone d’ombra. Disegnare con la luce, spostare l’attenzione su alcuni dettagli sapientemente illuminati, emozionare il visitatore nel percorrere gli spazi resi suggestivi da dimensioni fuori scala: in lunghezza (i corridoi), in altezza (gli austeri vani di collegamento verticale), in ampiezza (l’estesa corte interna trasformata a giardino) racchiude la finalità dello studio illuminotecnico pensato dalla progettista. La dimensione “fuori scala” del complesso è resa domestica e intima, dalla fioca e puntuale luce che contrassegna l’ingresso ai singoli alloggi (32) o ai bassi cancelletti pedonali che consentono l’accesso ai giardini “privati”, così come dalla “frammentazione” degli spazi resa possibile dallo scandire di zone d’ombra e di luce.
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