Architettura Residenziale
Il progetto di restauro scientifico è rivolto al recupero abitativo, a Modena, del complesso originariamente denominato Scuola dei Cadetti Matematici Pionieri, “primo politecnico” d'Italia, (seguito da quello sabaudo di Torino), costruito a partire dal 1822, sotto la magnificenza del Duca d'Asburgo Este Francesco IV, allo scopo di formare maestranze professionali: architetti ed ingegneri e artigiane: muratori, fabbri, falegnami, utili a rappresentare e “costruire” con ordine e competenza i possedimenti del Ducato. L’antica dimora sorse sull’originario orto dell'Abbazia Benedettina di San Pietro inglobando, lungo l'attuale via Saragozza, una porzione di fabbricato seicentesca, sempre di proprietà benedettina, collegata all'antico mulino dell'Assongia. Pertanto il complesso venne realizzato su di un’area totalmente libera ad eccezione della porzione di fabbricato lungo via Saragozza e ciò caratterizzò la progettazione: La struttura planimetrica generale è molto razionale e rigorosa, tipicamente ottocentesca, caratterizzata dalla presenza di lunghi corridoi che permettono di accedere ai vari ambienti del complesso. Nelle intersezioni dei blocchi di fabbrica e nei punti centrali sono presenti gli elementi di collegamento verticali, generalmente impostati su di una pianta quadrata. Ovviamente questo schema rigoroso si dovette adattare, lungo via Saragozza, alle preesistenze conservando lo scalone seicentesco, che risulta del tutto simile a quello ancora oggi presente all'interno dell'Abbazia Benedettina, e compromise in parte lo schema a corridoio adattandolo a murature preesistenti, presumibilmente di origine sei / settecentesche. In questa porzione di fabbricato sono inoltre presenti le uniche pareti visivamente fuori squadro. L'unione tra questa preesistenza rivisitata e il nuovo fabbricato ottocentesco, costruito all'interno degli orti o comunque in porzioni libere da fabbricati, venne creata attraverso l'innalzamento di un nuovo vano scale interamente illuminato da lanterne vetrate su ampia volta a padiglione, l'ultimo, sotto il profilo cronologico, il quale seppe unire abilmente i livelli sfalsati delle diverse ali e uniformare il gusto estetico tramite l'utilizzo di un rigoroso classicissimo. La scuola era organizzata in ampi locali dormitorio, refettorio, destinati ad attività didattiche, laboratori, aule per lo scherma e per il ballo… Il complesso mantenne la sua funzione scolastica fino agli ultimi anni del ducato per poi diventare, dalla nascita del Regno d'Italia in poi, una Caserma militare.
Questa nuova funzione comportò la trasformazione e la modifica di vari ambienti del palazzo che conservarono, nella maggioranza dei casi, i loro caratteri originari, aggiungendo a sud a ridosso del muro, affacciante attualmente sul palco cittadino, fabbricati destinati al ricovero di artiglieria e dei cavalli. L’attuale intervento di restauro dell’area cortiliva è volto alla conservazione della memoria storica dell’orto Benedettino e della fusione “accademica” dell’albero centrale, utile alle attività ginniche mattutine dei Cadetti. Restituendo una corte centrale leggibile come un “ricamo” di essenze arboree perenni, unitario, dalla regolarità ottocentesca. Le 32 unità abitative perfettamente integrate, conservano la lettura dell’impianto originario e restituiscono nella memoria degli affascinanti saloni voltati, i colori ottocenteschi, i lunghi corridoi sapientemente illuminati, l’impiego dei materiali dell’epoca e le rigorose finiture. Passeggiare all’interno della ex Caserma Fanti restituisce oggi il silenzio, il fascino, il rigore e la suggestione degli ampi e severi invasi spaziali dell’architettura austro ungarica ottocentesca, ingentilita da un’elegante presenza del verde e dei corpi illuminanti, parti integranti del progetto. L’intervento di restauro ha inoltre ricucito l’impianto rigorosamente scolastico all’assetto disassato dell’Abbazia rinascimentale confinante, attraverso un sinuoso percorso ciclopedonale, ritmato dai contrafforti ecclesiastici fittili illuminati alla base e da intersezioni di verde di sapore benedettino, restituendo una porzione di attraversamento pubblico alla città mai fruito prima d’ora.
The project involves the redevelopment of a former engineering works used to process sheet metal, close to Lavender Hill, Clapham. The complex infill site embedded within a residential urban block, has been transformed into a residential development of nine dwellings accessed via an existing cobbled mews.
Apartments are organised on two floors with a densely planted, communal courtyard at the centre of the plan which the residents have been encouraged to adopt, nurture, and add to. Private terraces and courtyards provide the homes with air and light, as well as a useful utility space.
The new buildings have brickwork facades detailed to give elaboration and textural effect that reference the Victorian industrial heritage of the site with vertical pilasters and twisted soldier course friezes. Windows and infill cladding elements are timber, and metalwork uses twisted bars that allude to cast-iron railings which formed part of the domestic architecture of the area.